Ci siamo arrivati. Con calma ma ci siamo arrivati. Alla politica delle spalline,
degli orologi di plastica colorati, delle permanenti bruciacchiate, dei maglioncini fatti in casa,
delle camicie con i colli bianchi e ampi. Alla politica che invece di guardare
avanti si ferma e, anchilosata e
stanca, preferisce guardare indietro ai tempi che furono. O meglio ai tempi che
fumano. Come gli anni Ottanta, considerati fino a poco fa anni di merda. Si
guarda indietro, davanti non c’è più nulla, solo mare aperto. E Un po’ come se
fossimo in Portogallo con le spalle rivolte verso la vecchia e stanca Europa.
Ecco, la nostra politica è lì sulla battigia ovest della penisola Iberica ad
aspettare qualcuno che la traghetti altrove. Nell’attesa guarda indietro.
La
lega ripesca le teorie del politologo Gianfranco Miglio, uno di quelli che hanno
vergato le basi del movimento che avrebbe dovuto in poco tempo ripulire Roma da
ladri e privilegiati, nani e ballerine, furbetti e bamboccioni. A questo punto, visti i risultati, viene
da pensare che “dentro” la verga scorresse inchiostro simpatico. Un po’ come il
liquido che nelle capocce dei leder del Carroccio pulsa al posto del sangue, tra le sinapsi che collegano moralità e pudore. Una spolverata a un vecchio saggio e via che si cancella un decennio e più di porcate. Un po’ come hanno fatto gli sceneggiatori
di Dallas quando Patrick Duffy, l’attore
che interpretava Bobby Ewing, aveva deciso di ritirarsi a vita privata per poi,
dopo una stagione, cambiare idea. Bene, hanno fatto veloce gli scribacchini di
Hollywood: l’hanno fatto uscire da
una doccia trasformando tutto quello che era successo negli ultimi 15 episodi in
un sogno. Probabilmente di quell’alcolista di Sue Ellen. Ecco, la stessa
operazione vorrebbe farla la Lega: "Belsito chi? Trota chi? Umberto chi? Rosa
chi? E’ tutto un sogno suvvia, svegliatevi…"
E se lì in Brianza riesumano il povero Miglio, nel Pd fanno arrivare direttamente da un magazzino Standa dimenticato chissà dove, Matteo Renzi con la gommina in una mano (a lui il gel non lo vendevano) e una mazzetta di figurine di Goldrake nell’altra. Non è una copia degli anni 80, lui è gli anni ottanta. Quelli un po’ sfigati però, grigiastri o opachi come i palazzi che ancora non conoscevano il restyling. Uno sfigatello che rifiutato dalle tope si è buttato tra i lupetti. Un Robert Baden-Powell salmodiante che ha come guru il bergamasco dagli occhi di ghiaccio che ha aiutato Berlusconi a diventare quello che è . Almeno televisivamente parlando. Ma non lo dice. Alcune cose è meglio non farle sapere. Matteo Renzi, il rottamatore al sapore di Panda primo modello che a differenza della Fiat Uno non è “comodoso”, “scattoso” e neppure “risparmioso”. Un personaggio di Happy Days sparito poi durante il montaggio, per intenderci. In quel telefilm ambientato negli anni ’50, in effetti, sarebbe apparso troppo moderno.
E se lì in Brianza riesumano il povero Miglio, nel Pd fanno arrivare direttamente da un magazzino Standa dimenticato chissà dove, Matteo Renzi con la gommina in una mano (a lui il gel non lo vendevano) e una mazzetta di figurine di Goldrake nell’altra. Non è una copia degli anni 80, lui è gli anni ottanta. Quelli un po’ sfigati però, grigiastri o opachi come i palazzi che ancora non conoscevano il restyling. Uno sfigatello che rifiutato dalle tope si è buttato tra i lupetti. Un Robert Baden-Powell salmodiante che ha come guru il bergamasco dagli occhi di ghiaccio che ha aiutato Berlusconi a diventare quello che è . Almeno televisivamente parlando. Ma non lo dice. Alcune cose è meglio non farle sapere. Matteo Renzi, il rottamatore al sapore di Panda primo modello che a differenza della Fiat Uno non è “comodoso”, “scattoso” e neppure “risparmioso”. Un personaggio di Happy Days sparito poi durante il montaggio, per intenderci. In quel telefilm ambientato negli anni ’50, in effetti, sarebbe apparso troppo moderno.
Poi c’è Silvio Berlusconi. Lui addirittura punta tutto sui
bei tempi quando c’era la lira, quando in Italia è arrivata la televisione
privata, quando il Milan vinceva tutto e il doppiopetto coi bottoni d’oro se lo
mettevano solo quelli del Rotary e del Lyons. Il suo modello
è quello. Le città erano bugie scure e inquietanti. Il sole era
un’esclusiva di Milano 2 un po’
come Raffaella Carrà quando è passata dalla Rai al Biscione con un contratto
miliardario e “rigorosamente in esclusiva”, appunto. E da quelle città bigie frequentate da brutta gente, terroni
prima, albanesi dopo, romeni più tardi, e via discorrendo, il Berlusca sta
recuperando la strategia della paura. Fra un po’ anche quelli di San Marino ci
faranno cambiare strada quando l'incontreremo di notte.
Da quei tempi arriva anche Beppe Grillo il comico per eccellenza, scomparso negli
anni ’90 e riapparso un po’ più tardi in versione santone/Vanna Marchi. Ora è
tornato più ululante che mai. I ricci sono gli stessi, fuori moda allora come
adesso, i capricci chissà. Pochi l’hanno capito. Ma tant’è.
Persino Ilona Staller ha pensato bene di cavalcare l’onda e
rientrare nell’agone politico,
come ha fatto nel 1987 quando è diventata parlamentare radicale. E se
Cicciolina si mette a cavalcare, non ce n’è più per nessuna, inutile dirlo. Le
varie Minetti a confronto sono verginelle (mal)educate dalle orsoline, timide
pastorelle smarrite in cerca della loro Madonna. Che in questo caso, ne siamo
certi, si tratterebbe della popstar.
Siamo in recessione, ecco perché torna di moda anche in
politica gli anni passati. Quindi, siete pronti (oltre che caldi, ovviamente) a votare per Donatella Versace? Prima o poi
si presenterà anche lei. Evviva. Se la politica è vintage che sia almeno
firmata. Buona camicia a tutti.
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