Fermi tutti. Voi scendete. Via. Andate a salvare la balena tatuata in
Nepal, a preservare il corallo che respira in Mongolia, ad occuparvi del pavone riccioluto
del Polo Nord. La vostra fermata, non so come si chiami, non mi interessa, è la
prossima. Prego. Nessun: "excuse me". La porta è spalancata e lo spazio per scendere c'è tutto.
Please. Accomodatevi pure. Gli altri, quelli che ancora sanno distinguere tra
una vita umana e un'altra vita, possono continuare il tragitto. Non so dove si
vada ma sicuramente si va più in là soli che con voi fanatici delle quattro zampe, spesso intrappolati nelle vostre solitudini. Io non voglio indignarmi
per un leone inerme calpestato da un'imbecille con un fucile in mano, io voglio
farlo per i bambini che hanno smesso di respirare sopra i banchi di una scuola
perché un bastardo con un’artiglieria sulle spalle ha deciso che quel giorno
qualcuno doveva pagarla. Io non voglio piangere per un porcospino calpestato da
uno pneumatico. Se lo faccio, lo faccio per un ragazzo appiattito dai cingoli
di un carro armato guidato da un coetaneo con una divisa di un altro colore.
Posso commuovermi. Ma non piangere. Posso farci una riflessione. Ma non
pretendere che la mia umanità scenda in piazza a bloccare le strade. Posso trovare
folle che un panda diventi pelliccia, ma non posso disperarmi per la sua fine. Anche perché alle base
di queste scenate isteriche in salsa animalier c'è un'incoerenza che non
tollero. Il leone mi fa tenerezza, il tacchino gonfio di inutile speranza
che mangio al thanksgiving un po' meno. Il tigrotto delle Ande
galliche diventato cintura mi riempie il cuore di lacrime, la povera mucca
svizzera squartata al macello che finisce dentro il mio piatto sotto forma di
prelibata bistecca, invece, mi lascia indifferente. La retorica degli animali è
come quella dei belli. Quando nella cronaca nera ci sono i belli ci si
commuove sempre un po' di più. Che in altre parole significa che per tanti, neppure le pagine di un quotidiano di provincia, potrebbero diventare una rivincita. Le
regole sono queste del resto. O le si abbracciano tutte o non vale farlo solo a
metà. O difendo tutti gli animali e non mi fermo allo scoiattolo paffutone
delle colline carsiche vietnamite o faccio ridere i polli. Anche quelli nelle
batterie che stanno diventando comodi hamburger da ingerire in pausa pranzo. Il
fermarsi a metà ha un nome semplice, semplice: razzismo. Vale per gli uomini,
non vedo perché non debba valere anche per gli animali. Del resto gli animali
non sono mica come gli uomini? Se muore un gatto che ti ha tenuto compagnia per
un bel po' di anni o la madre di un ragazzo 27 anni che differenza c'è?
Nessuna. Lacrime per tutti, come fossero standing ovation. Buona camicia a
tutti, anche per voi che scendete alla prossima.
2 commenti:
good
Posta un commento