venerdì 11 marzo 2011

Grattacieli e casucole

Uno tsunami devasta il Giappone. I video che arrivano da lì smascherano la nostra latina mediterraneità e ci mostrano per quello che siamo: un popolino avvizzito e triste che reitera all'infinito il suo solito consumato show. Un violento terremoto ha fatto tremare Tokyo, Sendai, la centrale atomica di Fukashima e altri mondi da noi distanti anni luce. Le immagini mettono al tappeto la nostra coscienza bucherellata come un muro di Bagdad. Quasi 9 gradi Richter che non sono riusciti a smuovere un popolo. Eppure hanno tremato tutti: grattacieli compresi. Basta osservarli questi video, basta osservarle queste foto per leggerci qualcosa che noi furbi e malandrini non avremo mai: la fiducia. La fiducia negli altri, in quelli che hanno costruito l'ufficio, la tua casa, il ristorante, il cinema, il bordello, il bar... qualsiasi posto in cui ti sei trovato nel momento del rutto terrestre. La serenità di sapere che se lì, in quel ginepraio di isole e arcipelaghi minacciato da faglie che non stanno ferme mai, si è obbligati a costruire case antisismiche, si costruiscono case antisismiche. E stop. Se lì sai che quando la natura si incarognisce devi correre in strada per raggiungere il rifugio più vicino, sai che il rifugio più vicino c'è, è pronto ad accoglierti, funziona e ti salva anche la vita. Punto. E così è stato. I grattacieli hanno tremato come agnellini nei giorni di Pasqua, ma onesti hanno resisto all'onda arrogante come 31,6 miliardi di tonnellate di tritolo. Cosa che le nostre casucole abruzzesi non hanno potuto fare violentate dalla bugia di chi le ha costruite. Eppure anche lì qualcosa avrebbe potuto non spezzarsi di fronte al soffio, perché paragonato alla scossa giapponese di questo si tratta, che si è abbattuto su L'Aquila e dintorni. Ma ad un paese di guitti e saltimbanchi, pulcinelle e caroselli, furbetti e burattini non si può chiedere questo. Non si può giustamente chiedere di rimanere sotto la scrivania, come probabilmente ti hanno insegnato durante le varie simulazioni, ad aspettare che tutto passi. No, in Italia nessuno ci avrebbe creduto. In Italia nessuno prenderebbe in considerazione la possibilità che la gabbia di cemento armato costruita con tutti i crismi, anche quelli antisismici, possa salvarti la vita. No. In Italia non ci crederebbe nessuno, nemmeno il costruttore che ha firmato il progetto. E visto come stanno le cose farebbe benissimo. Questa è la differenza: da una parte la fiducia nell'onestà altrui che in fondo conosci bene perché è la stessa tua, dall'altra la coscienza intrisa di imbroglio che ti confonde la vita. Tanto che alla fine alla bugia ci credi anche tu. A forza di imbrogliare percepisci la truffa come assoluta verità. E fai finta di credere che in Italia le case non sono come quelle giapponesi perchè noi abbiamo un'altra storia, un'altra cultura, un altro modo di essere. Perché, più semplicemente, siamo una bugia. La peggiore per altro. Quella di crederci onesti. Paradossale no? Buona camicia a tutti

1 commento:

ant ha detto...

l'epilogo di questo articolo è la cosa più vera che ho letto ultimamente.
Alberto numero 1!