giovedì 11 agosto 2011

Gli spari sopra

Meglio Lola di Blasco. Meglio la follia vissuta come normalità che la stranezza vissuta come un optional da lucidare a d'uopo. Meglio lei con il suo isolamento psicologico che lui con la sua convalescenza coatta a tempo determinato. Meglio la Bertè di Vasco. Meglio Loredana di Rossi. Perché la strada che sta percorrendo è la stessa: nuotare verso un punto che nessuno, neppure lui sa qual è. Una cosa che la cantante di Bagnara Calabra fa da sempre, mentre il rocker di Zocca lo fa da poco. Almeno da quando, si presume, nel famoso cocktail di farmaci che lo tiene in piedi, lo ha detto lui, c'è un bug. La Bertè i bug se li mangia a colazione, se li spalma sulle labbra, se li inietta come filler tra le rughe. Fa tenerezza vederlo online evocare Jack Folla, annunciare a il "clippino", biascicare con la sigaretta commenti, per altro nulla originali (ciò che ha detto di Ligabue è praticamente la stessa che disse Mick Jagger di Madonna circa 30 anni fa) a un collega già appesantito dal suo ego che meriterebbe solo tanta comprensione. E fa ancora più tenerezza leggere i commenti dei fans che non possono credere che il loro idolo stia precipitando senza rete nel vuoto. Così come un equilibrista che di colpo sceglie di sbagliare passo, di lanciarsi altrove lontano dalla fune che lo sostiene. E sperano che con i loro "sei grande", "sei fantastico", "ti amo", "sei unico", possano rendere meno dolorosa la sua caduta. Spiazzati fingono, i fans, di amare anche così il loro idolo, di considerarlo ancora più forte, di vedere la sua improvvisa loquacità come un atto di generosità verso di loro. Ma non è così. Quella non è generosità. Questa è decadenza, questa è voglia di gridare al mondo "Io non sono Vasco Rossi", "Io sono un tamarro di periferia che vorrebbe dire la sua su ogni cosa". "Io sono un santone, il mio idolo è Renato Zero, sono pieno di limiti e rancori, paure e indifferenze". Come un Ligabue qualunque, insomma. Peccato, perché la cosa più bella di Vasco è sempre stato il suo atteggiamento blasé verso il mondo, il suo buio rotto solo ed esclusivamente dalla sua musica, dalle sue poesie canterine. La cosa più bella di Vasco è stato il suo silenzio in un mondo rumoroso e ciarlatano come quello della musica. Qualcosa si è spezzato. Forse proprio quella corda tesa che lo teneva in alto, sopra tutti, come i suoi spari. Probabilmente non ce la faceva più a stare lì. Ecco perché tra Blasco e Lola vince Lola. Lei su quella corda tesa non c'è mai salita. La sua lucida follia l'ha sempre tenuta ben incollata a terra. Lei al suolo non si può spiaccicare. Lei è sempre stata il suolo, per questo continua a modo suo a volare. Buona camicia a tutti

2 commenti:

ambra ha detto...

....ma tu...... tu.... tu sei il numero uno assoluto...

Fran ha detto...

Caro Alberto, anche io credo solo nello sciopero dei treni...