Coniglietti

Gli uomini, i maschi, quelli che hanno due nespole attaccate sotto l'ombelico, sono così. Sono come quei  giocatori che hanno consegnato le maglie al manipolo di tifosi arroganti e stolti cresciuti a bordo campo. E che lì per sempre rimarranno. Un atto atroce consumato davanti a 20 mila persone allibite dalla viltà umana. Un centinaio di dispensatori di umili pensieri che ha messo sotto scacco 11 coniglietti pavidi e spennacchiati, un po' come le patatine delle colleghe di Playboy. Non importa se davanti alla squadra c'erano i tifosi incarogniti e pieni di rabbia per i propri eroi incapaci di tamponare, anche solo per poco, le loro frustrazioni. Poveretti.  Non sanno che il calcio è un gioco e non una lunga interminabile seduta guidata da uno scarso psicoanalista. Questa volta  davanti agli undici maschietti con i toraci al vento e le magliette nelle mani c'erano loro. Ma non è importante. Davanti avrebbero potuto esserci gli amici del bar, i colleghi di carriera, i  compagni di sfida, i capetti del lavoro, fidanzate, madri, amanti. Chiunque. Il risultato, sarebbe stato lo stesso: lì, soli e  tremebondi, con le orecchie basse, senza dignità, a chiedersi "perché lo stiamo facendo?" Ma senza metterci troppo impegno. Non sia mai che dalla domanda salti fuori una risposta. Eseguire. Adempiere. Fare. Così si fa prima. Così ci si sbatte meno.  Così si rischia zero. Un ragionamento liscio, come l'elastico dei  calzoncini che allo stadio di Genova hanno avuto il buon senso di non togliere. Per fortuna, almeno possiamo continuare a credere che di sostanza, sotto dove ci sono le nespole, ce ne sia abbastanza da far dimenticare le altre assenze. 
I maschi sono così: non chiedono, non si domandano, non si guardano mentre agiscono: si limitano a fare quello che qualcun altro gli dice di fare. Soprattutto se è più forte. Soprattutto se credono più forte. "Tutti a mare". "Pluff". Spariti.   Buona camicia a tutti.