domenica 1 luglio 2012

Ibiza. Punto e a capo.

Ibiza punto e a capo.  La partita è finita. E' come se l'Isola avesse giocato da qualche tempo il match con il resto del mondo e lo avesse perso. A capo. Appunto. Ibiza sta trascinando verso il baratro, da cui difficilmente riuscirà a venirne fuori, tutto quello che rappresentava qualche tempo fa. La magia sta finendo. Le maschere stanno scomparendo tutte. Al loro posto facce contrite e nervose di operai del divertimento che puntano ad altro. Non più a Ibiza. Ma altrove. A un conto in banca che li lasci schiavi della loro libertà, a sogno in multiproprietà, sbiadito che non si avvererà mai e  per questo imprescindibile, a una vita lontana da un passato senza glamour, ormai consumato a suon di ipotesi. Ibiza sta tramontando. Tramonta la festa, tramontano le facce, tramontano i trucchi per tenerti vivo. L'apparenza inganna. Qui nausea, perché è tutta uguale, perché è massificata come i corpi perfetti, perché se ne fotte di chiunque e presuntuosa va avanti ignorando il nulla che trascina con sé. L'apparenza può essere meravigliosa, ma qui non lo è più. Ibiza ha chiuso con il suo passato. Il suo passato non si riconosce più in Ibiza. Va bene così. E' giusto così. Il dramma è quando non lo si vuole capire e si va avanti a tenere vivo lo spirito con carrettate di watt.  Qui è la musica. Altrove è la televisione. Qui è un botto che sa di chimico. Altrove un abbonamento in palestra per sentirsi dentro: un mondo, un corpo, un gruppo, un'idea. L'apparenza è un'arma pericolosa se non la si sa usare. Un po' come lo shopping quando si usa per sedare l'immagine sbiadita davanti allo specchio. E quando tutto scappa e tu rimani a quello che sei stato fino a 20 anni fa, allora devi fermarti e andare a capo. Ibiza è un'isola magnifica. Ibiza è piena di mondi. Ibiza non è Formentera, Ibiza esiste. Per questo deve andare a capo, cancellare di colpo quei burattini infelici che si aggirano gridando la loro trasgressione da parrocchia al mondo, e tornare alla festa. Al cuore che pulsa nonostante tutto. E lo dovrebbe fare prima del resto del mondo, atrofizzato dall'ipocrisia di essere quello che non è senza saperlo. "Devi", "devi", "devi". No. "Io non devo niente, lasciami sognare". Il trucco sta tutto qui. "Una es mas autentica cuanto mas se parece a los que ha sonado de si misma", ha fatto dire Pedro Almodovar alla sua Agrado. E il problema ora, in questa concentrazione di automi, è riconoscere il proprio sogno. E a Ibiza come in un miliardo di altri posti il sogno è sgualcito. Imposto per far girare il mondo. Tirato come una copertina logora da tutti. Uguale perché è più facile da controllare. Ibiza punto e a capo. Buona camicia a tutti.

3 commenti:

ant ha detto...

“trasgressione da parrocchia” è fantastica. Che bell’articolo Alberto, tutti parlano di spread, spending review, europei 2012 e tu te ne esci sempre con articoli estrosi che simpaticamente mi verrebbe da dirti “a cazzo”, proprio per questo più godibili di altri.
E se uno deve recarsi ad Ibiza per riscontrare situazioni di inflazionamento che abbiamo già in casa allora meglio starsene nelle nostre spiagge a leggere un libro, senza i watt che ti deconcentrano facendoti leggere quarantadue volte la stessa riga. In questo articolo si vive quel senso di claustrofobia e oppressione che aleggia ormai da qualche anno su vari fronti. Oppressione da “divertimento” massificato lì...come riuscire a rendere triste anche il divertimento, come se all’arrivo ti rilasciassero una copertura assicurativa al diletto, obbligatoria quanto le vaccinazioni in Zambia.
D’altronde oggi anche alle Maldive preferirei le Laccadive, dove non ti è imposto o proposto nulla, nemmeno la pesca al bolentino. Cristo, anche i paradisi riescono a far diventare purgatori? Non sappiamo nemmeno viaggiare, come hai scritto tu ci auto-lobotomizziamo “a nostra insaputa” (Scajola docet). Le Donna Avventura sono i nuovi Reinhold Messner, facciamocene una ragione.
La vera libertà e i veri sogni stanno nel pensiero, in quegli orgasmini cerebrali che ogni tanto sopraggiungono, e nelle persone che amiamo, come in tempi già sospetti ci insegnò il Winston Smith di Orwell

dani ha detto...

sì, ché poi gli articoli "a cazzo" ti fanno fare pensieri altrettanto a cazzo, come che questo blog è una specie di Ibiza di primo pelo che non intende sputtanarsi e il padrone di casa è grandioso quanto Pedro, il Pedro per intero di cui ami anche la virgola che i più direbbero a cazzo, e che con l'ultima straordinaria pelle che ha abitato, coerentemente, sembrava tutti tranne che se stesso ma ha saputo amare i suoi amanti che hanno amato l'Uomo Tigre come un cameo, un neo a filo chiappa, una sigla, una camicia per tutti.

Anonimo ha detto...

che belle cose...stupendi...
a.